In questi mesi non si fa che parlare d’altro: ciò che sta immobilizzando i continenti è la paura di una nuova crisi dei trasporti che possa arrivare al collasso definitivo. Il trasporto è sempre stato interessato, direttamente o indirettamente, dalle crisi economiche. Nella fattispecie la crisi causata dal Covid-19 è stata la più recessiva e preoccupante ma, il peggio potrebbe ancora venire.
Il rincaro dei prezzi del gasolio, raggiungendo le cifre da capogiro attuali, non hanno dato respiro ai trasporti (di ogni tipo), i quali si sono visti in difficoltà, non solo perché il prezzo al litro del carburante è aumentato ma perché tutta la linea produttiva dal fornitore al cliente, non riesce ad avere il tempo di adattare i prezzi di mercato, causando ripercussioni su tutta la filiera.
I trasporti più colpiti durante il pieno della pandemia da Covid-19 furono quelli privati e, nella fattispecie, quelli aerei. In questo momento la situazione è ben diversa: i trasporti aerei poco alla volta riprendono le rotte abituali, seppur non allo stesso livello pre-pandemia, mentre quelli più colpiti sono quelli marittimi e terresti, soprattutto inerenti al trasporto di collettame e alimentari.
Oltre alla crisi dei trasporti anche la crisi dei container, che abbiamo analizzato in uno degli scorsi articoli, ha imposto nuove preoccupazioni e problematiche. Nel caso del trasporto alimentare l’impatto della crisi è molto più significativo: i ritardi sui pagamenti dei trasporti alimentari per via del rincaro dei prezzi del gasolio può compromettere i prodotti stessi, oltre che la vendita, per questo motivo è l’ambito dove si vive più tensione in questo momento perché la ‘catena logistica’ rischia di collassare letteralmente da un giorno all’altro.
La crisi colpisce anche l’automotive: oltre al trasporto la mancanza dei processori sta ‘spezzando le gambe’ alle grandi casi automobilistiche che ogni giorno perdono miliardi di euro per la mancata vendita delle vetture che oltre a rimanere invendute, compromettono anche gli stessi stabilimenti di produzione e l’intero settore degli autotrasporti che coinvolgono tutta e l’intera componentistica dell’auto.
Il collasso sembrerebbe vicino: fornitori che non riescono ad adattare le loro domande ai prezzi di mercato, con un surplus di merce a terra, e le società di trasporti che non riescono a garantire servizi per via del prezzo del carburante e degli stipendi ormai esuberanti dei camionisti (anch’essi introvabili).
In Spagna per esempio l’associazione dei trasporti ha già reso ufficiale degli scioperi per far intendere al governo che la situazione rischia di collassare da un momento all’altro: se il governo non attuerà dei cambiamenti in questo senso, nelle date dal 19 al 22 dicembre fermeranno i trasporti. Un segnale forte quello che proviene dal paese iberico ma che fa intendere il reale rischio di questa situazione.
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