Italia: spese militari in aumento. È una buona idea?

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Anche l’italia aumenta la spesa militare. La Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno (O.d.G.), che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa fino a raggiungere la soglia del 2% del Pil. La decisione segue quella presa da altri paesi europei in seguito all’invasione russa della Crimea.

Il provvedimento è stato approvato da un’ampia maggioranza e segue la tendenza al riarmo che sta caratterizzando tutti i paesi Nato. L’aumento, secondo il ministro della difesa implicherà una crescita graduale dai circa 25 miliardi di euro spesi oggi fino alla soglia  38 miliardi l’anno (ovvero il 2% del Pil).

La spesa militare italiana era caduta gradualmente negli ultimi anni dopo il picco toccato all’inizio degli anni ’90, come si può apprezzare da questo grafico della banca mondiale.

Attualmente, infatti, l’Italia spende l’1,4 del proprio Pil per la difesa, nonostante gli aumenti predisposti nel 2020. Il dato è in media con la spesa dei paesi europei. In Europa, tuttavia, ci sono paesi che spendono ben di più: Portogallo e Francia al 2,1% e il Regno Unito che spende il 2,3% del Pil. Più si va a est, più salgono le spese militari: le tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), la Polonia, la Serbia e la Romania sono al 2,1-2,3%, ma è la Grecia, col 2,8%, lo Stato europeo che più spende per la difesa. L’Ucraina, invece, nel 2020 ha investito il 4,1% del proprio PIL in difesa, un dato molto simile a quello della Russia (4,3%) e superiore a quello degli USA (3,7%) e Cina (1,8%).

La NATO richiede ai propri membri di spendere nella difesa almeno il 2% del proprio Pil. Questa indicazione è stata concordata informalmente nel 2006 dei ministri della Difesa dei Paesi membri dell’Alleanza e, nonostante sia stata confermata nel 2014, quando la soglia venne concordata come obiettivo da raggiungere entro il 2024, ma solo gli eventi in Ucraina hanno portato gli stati europei a prendere misure concrete per avvicinarsi all’obiettivo.

La Germania, per esempio, che storicamente ha tenuto la propria spesa militare contenuta in seguito alla seconda guerra mondiale, ha annunciato che investirà 100 miliardi nei prossimi 5 anni nel settore. Queste misure porteranno le spese per la difesa  dall’1,53%  al 2% del PIL.

Quella della maggiore spesa militare da parte degli alleati Nato era un cavallo di battaglia di Donald Trump, che sosteneva che gli alleati europei si fossero adagiati sugli allori, approfittando dell’ingente spesa americana per garantire la propria sicurezza. Adesso il precipitare della crisi Ucraina ha fatto scattare un senso di urgenza, ma secondo i critici queste risorse sarebbero meglio spese per altre priorità. La spesa per l’educazione terziaria e l’università vale oggi lo 0,6% del Pil. Voi cosa ne pensate?

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