La guerra in Ucraina ha scioccato il mondo con le sue crude immagini di guerriglia urbana e anche gli investitori sono allerta per capire quali potrebbero essere le conseguenze di questo evento per i mercati e le attività economiche.
L’invasione russa dell’Ucraina comporta enormi rischi per un’economia mondiale che deve ancora riprendersi completamente dallo shock pandemico.
Il conflitto sembra la guerra più grave in Europa dal 1945. Le forze russe hanno effettuato attacchi aerei, catturato basi dell’esercito e assediano Kiev.
L’assalto è seguito a settimane di tensioni che hanno già fatto tremare l’economia mondiale facendo aumentare i prezzi dell’energia che ha accelerato giovedì. Il petrolio è salito brevemente oltre i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014, mentre il gas naturale europeo è balzato del 62%.
Mentre l’Ucraina lotta per la sopravvivenza, i governi occidentali stanno adottando misure per punire la Russia. Sono consapevoli che, così facendo, potrebbero aumentare l’impatto del conflitto sulle loro stesse economie.
Il presidente Joe Biden – che giovedì ha annunciato nuove sanzioni che prendono di mira le banche russe e la sua capacità di scambiare dollari – ha avvertito che ci sarà anche un prezzo da pagare e lo stesso vale per l’Europa, impegnata in una crisi energetica.
La pandemia ha lasciato l’economia globale con due punti chiave di vulnerabilità: inflazione elevata e mercati finanziari nervosi. Le scosse di assestamento dell’invasione potrebbero aggravare entrambi.
C’è anche una minaccia per la crescita. Le famiglie che spendono una parte sempre più grande del loro reddito in combustibili e riscaldamento avranno meno contanti per altri beni e servizi. Il crollo dei mercati aggiungerebbe un altro ostacolo, colpendo ricchezza e fiducia e rendendo più difficile per le aziende attingere fondi per gli investimenti.
Per i banchieri centrali, la doppia sfida – gestire i prezzi e mantenere in crescita le loro economie – diventerà ancora più difficile. La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea si stanno attrezzando per inasprire la politica monetaria. La crisi russa potrebbe costringere a un ripensamento.
Le famiglie europee dipendono fortemente dal gas russo per il riscaldamento domestico.
Il duro colpo che il conflitto finirà per infliggere all’economia globale dipenderà dalla sua durata e portata, dalla gravità delle sanzioni occidentali e dalla possibilità che la Russia possa vendicarsi. C’è anche il potenziale per altri colpi di scena, da un esodo di rifugiati ucraini a un’ondata di attacchi informatici russi.
Il tema delle sanzioni è centrale. Per il momento le potenze occidentali hanno optato per una esclusione selettiva della Russia dal sistema di pagamenti internazionale SWIFT, nel tentativo di non creare problemi al mercato energetico. Ma se la situazione dovesse perdurare e venissero adottate sanzioni più dure l’effetto sull’inflazione del conflitto potrebbe essere maggiore sia nel breve, sia nel medio termine.
La Russia è uno dei principali esportatori di petrolio e gas naturale, in particolare verso l’Europa. Il prezzo del petrolio potrebbe sfondare la soglia dei 100 dollari al barile in maniera permanente e ciò creerebbe enormi problemi all’economia globale. L’Opec ha una certa capacità inutilizzata nel petrolio, ma non è chiaro se l’alleanza dei produttori prenderà in considerazione l’idea di attingere a tale capacità e se potranno apportare un capacità in eccesso in così poco tempo. Altri problemi si potrebbero verificare sul mercato agricolo dato che la Russia e l’Ucraina sono tra i maggiori esportatori di grano al mondo.
Per quanto riguarda le conseguenze dirette sul mercato azionario, il clima bellico crea un sentiment negativo sul mercato che potrebbe portare a cali azionari nel breve termine. I rischi che gli analisti globali vedono sono quelli dell’aumento dell’inflazione e dell’escalation del conflitto.
Se questi rischi dovessero verificarsi, allora le conseguenze sui mercati azionari sviluppati potrebbero essere più durature. Se invece avvenisse una rapida descalation, i problemi di lungo termine sarebbero limitati a quelle aziende che hanno attività, esportazioni o impianti nei mercati russo o ucraino.
Queste aziende non sono molte e l’impatto immediato della crisi sugli utili aziendali dell’S&P 500 e dello Stoxx 600 è limitato, poiché i loro componenti dell’indice traggono solo una parte marginale dei loro ricavi in Russia e Ucraina. Per quanto riguarda le azioni russe, che avevano già registrato un significativo declassamento dall’inizio dell’anno ( -18% dall’inizio dell’anno nell’indice MOEX Russia), la situazione resta molto più incerta anche a causa della crisi del Rublo che si è già svalutato ai minimi storici. In questo momento è difficile prevedere quanto in basso può cadere il mercato azionario russo.
Da una situazione incerta potrebbero avvantaggiarsi i beni rifugio come l’oro, che però è caratterizzato da una grande volatilità e potrebbe deprezzarsi sull’onda di eventuali notizie di distensione.
Qualcuno sperava che un bene rifugio fosse considerato anche il Bitcoin, che invece sembra ormai muoversi in correlazione con il mercato azionario.
Anche le altre criptovalute sentiranno il colpo della guerra ucraina. Quando il Bitcoin starnutisce, tutta l’industria cripto si raffredda. C’è anche il fatto che i prezzi energetici più elevati rendono il mining di criptovalute più costoso. Quindi anche questo è un fondamentale motivo che impedisce al Bitcoin di essere un bene rifugio.