I ‘Neet’ (acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training) sono individui che non studiano, non lavorano e allo stesso tempo sono più infelici del resto dei loro coetanei: questa condizione indica i giovani che non sono impegnati nella ricerca di un posto di lavoro o un corso di formazione professionale, escludendo inoltre i corsi di studio tradizionali. Il termine, viene utilizzato per la prima volta in Inghilterra nel luglio del 1999 in un report della Social Exclusion Unit, indicando la fascia d’età compresa tra i 16 e 24 anni, successivamente impiegato in altri contesti ed allargando la fascia d’età fino, in alcuni casi, ai 35 se coabitanti con i propri genitori.
Quanti sono i Neet in Italia?
In Italia, la disoccupazione dei giovani, compresi nella fascia dai 24 ai 34 anni è pari al 14% del totale, sfiorando il 30% in quella fra i 15 e 24 anni. I dati inerenti a quest’ultima fascia hanno reso il nostro paese, da diversi anni, il peggiore in assoluto della comunità europea. Nel 2007 solo la Bulgaria e la Grecia presentavano valori peggiori ai nostri: da quel momento la situazione è ampiamente peggiorata. Nel primo semestre del 2020, il nostro Paese ha registrato un aumento esponenziale dei ‘neet’: una “valanga” di individui che si dirige verso la marginalizzazione sociale, caratterizzata da depressione, mancanza di prospettive e disagio motivo e sociale.
Analizzando i dati Eurostat con i dati Istat, il numero dei neet in Italia, riguardanti la fascia d’età compresa tra i 15-34 anni, supera i 3 milioni. Tale cifra, secondo la CGIL, prospettano al giorno d’oggi, un futuro prossimo drammatico per il nostro paese.
Di pari passo con la diffusione della disoccupazione italiana, anche la disoccupazione giovanile registra una percentuale diversa a seconda delle zone nella nostra penisola: infatti si è constato che la percentuale di disoccupazione è più alta al Sud e nelle Isole (pari al 35,8%). Peggiore la situazione per il sesso femminile. Tra i neet vi è infatti un’alta percentuale di donne che escono dal mondo accademico e lavorativo per accudire i figli (avvenimento che comprende i neet a livello globale e non solo in Italia).
Quali sono le opportunità per i giovani?
Del resto abbiamo la cattiva fama di fornire pochissime opportunità economiche per i giovani: le stesse scarse possibilità occupazionali che hanno aumentato la famosa “fuga di cervelli” dei giovani italiani verso l’estero: apparentemente sembrerebbe che coloro che rimangono si trasformino da cervelli potenzialmente in fuga a neet.
E’ importante attuare un piano di riforma scolastica e istituzionale, in modo tale da facilitare l’entrata dei giovani al mondo del lavoro: incentivare le aziende ad assumere realmente i neo-diplomati/laureati, aiutandoli, mediante la formazione professionale, senza pretendere di trovare ‘giovani con esperienza’ ma garantendo agli stessi l’esperienza di cui hanno bisogno, così come avviene in alcuni stati europei.