Quanti di noi prima di entrare a scuola, lavoro o semplicemente dopo pranzo si recano al bar di fiducia per sorseggiare il tanto amato caffé italiano? La maggior parte di noi continua a seguire la grande tradizione italiana per il caffé, presente da ben circa 270 anni!
Tutto il mondo conosce Starbucks, la più grande catena di caffè al mondo, fondata nel 1971 a Seattle (in USA). Divenuta famosa per i particolari bicchieri di plastica per contenere il caffè, il cult decennale della tradizione statunitense di portarsi la bevanda calda per le strade e sorseggiarla così durante le pause o i tragitti.
Tradizione americana quindi contro la tradizione italiana, le due a confronto completamente diverse sia per la storia sia per il modo. Da una parte la staticità del caffè italiano, la conversazione con il barista e gli altri clienti, il bancone e le miriadi di differenziazioni dei modi di bere il caffè, dall’altra la dinamicità e la semplicità di quello di Starbucks, le diversità nei gusti, negli optional e soprattutto nel prezzo (infatti prendere il caffè da Starbucks è generalmente più caro di qualsiasi bar italiano, infatti secondo il menù, l’espresso costa 1.80 euro, mentre quello ‘americano’ circa 3.50 euro, insomma, molto più caro del semplice caffè italiano da 1,00 euro.
Per questa tradizione e per queste diversità presenti nel nostro paese, il presidente e amministratore delegato, Howard Schultz, si è tenuto a debita distanza dalla penisola prima di aprire la prima sede. Tale distanza è durata circa vent’anni, quando nel 2018 ha finalmente deciso di aprire la prima caffetteria, proprio nel capoluogo lombardo: al giorno d’oggi se ne contano circa una quindicina, tra le quali la più grande presente nella città di Torino dal 2019.
A questo punto la domanda sorge spontanea:
Starbucks sta riuscendo a tener testa alla tradizione centenaria del caffè made in Italy oppure ne sta soffrendo le conseguenze?
Il general manager di Starbucks ha dichiarato che “Starbucks non è venuto in Italia per insegnare qualcosa a qualcuno, bensì per mettere a disposizione un’esperienza diversa e particolare“. Ebbene, secondo i recenti dati diffusi durante il 2020, Starbucks è riuscita ad accaparrarsi circa 2 milioni di clienti in Italia. La cifra è sbalorditiva, dato che fa piazzare la catena di caffetterie tra le migliori aziende operanti in Italia ad aver raggiunto questa cifra in meno di un anno, posizionandosi tra compagnie come Iliad, Zalando o Amazon, anch’esse leader dei settori di riferimento.
Le succursali aperte successivamente alla prima in centro a Milano, sono un chiaro segno che la direzione continua a seguire il piano di espansione sul territorio nostrano, così come accordato e stabilito dal 2016, anno in cui Starbucks ha iniziato ad operare sul nostro territorio.
E’ stato inoltre reso pubblico che il piano di espansione proseguirà verso la capitale, portatrice di milioni di turisti e sicuramente un ottimo investimento per la casa americana: seguono Firenze, Verona, Venezia.
D’altronde il passo più lungo della gamba è stato già fatto: la sfida (già vinta) contro i colossi Lavazza, Vergnano, Segafredo Zanetti e i caffè storici più importanti di Torino, ha posizionato Starbucks prima in classifica per numero di vendite nella città patria del caffè, Torino. Va da sé che Starbucks ha letteralmente cambiato il modo di vedere e bere la tanto amata bevanda, spinta soprattutto dall’incredibile notorietà e presenza sui social, dalla moda e dai millennials, i quali hanno fatto tutto il resto. Auguriamo a Starbucks la continuità del successo anche nel nostro paese, consigliando a tutti voi però di non abbandonare mai il vostro barista di fiducia, sostenendo così l’importante realtà economica e sociale italiana!
Se vuoi conoscere altri casi di aziende che hanno avuto successo e come esse siano riuscite nel loro intento, ti invitiamo a dare un’occhiata a questo articolo, iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sui prossimi ed interessanti articoli!